Biodiversità: migrazioni più veloci
MAGAZINE ASSOCIAZIONE L’ETA’ VERDE 16 / 2011
L'ETA’ VERDE
THE GREEN AGE
Autorizzazione
Tribunale di Roma
n. 125 del 3 aprile 2001
Direttore Responsabile:
Augusta Busico
Una risposta ai mutamenti climatici
Lo spostamento di animali e piante verso altitudini più elevate e temperature più fresche è costante e due-tre volte più rapido del previsto. È la risposta ai mutamenti climatici, in una tendenza chiara negli ultimi 40 anni destinata a non fermarsi: una fuga costante, senza tregua, verso l’alto e dove fa più fresco. Piante ed animali scappano dagli effetti dei mutamenti climatici, in cerca di temperature meno calde e di altitudini più elevate.
A tracciare un quadro di come la natura si stia difendendo di fronte all’aumento globale delle temperature è uno studio pubblicato su Science , che ha preso in esame oltre duemila reazioni di animali e piante, arrivando alla conclusione che in media queste si sono spostate verso l’alto di 12,2 metri a decade e verso latitudini più fresche di 16,6 chilometri ogni dieci anni. Il che equivale ad un allontanamento dall’equatore “di 20 cm ogni ora, ogni ora del giorno, per ogni giorno dell’anno”, riassume il professor Chris Thomas, docente di Conservation
biology all’università di York, in Gran Bretagna e leader del progetto di ricerca.
La ricerca, guidata anche da I-Ching Chen, dell’Accademia Sinica di Taipei, a Taiwan, mostra per la prima volta che dove il clima si è fatto più caldo e afoso, piante ed animali si sono spostati maggiormente verso zone più adatte alla loro sopravvivenza.
Se il discorso è valido in generale, nell’ambito delle singole specie la questione si fa più sfaccettata. La fuga non è univoca: alcune specie si sono spostate più lentamente rispetto alle previsioni, alcune sono rimaste ferme, a fronte di altre che hanno accelerato la loro marcia, forse perché sensibili ad un particolare aspetto o conseguenza del riscaldamento o perché altri mutamenti ambientali ne hanno condizionato la risposta.
E’ il caso della argynnis adipe, in Gran Bretagna: la farfalla non si è spostata a nord verso la Scozia, come era logico aspettarsi se il riscaldamento globale fosse stato l’unica causa in ballo.“Invece, si è ritirata perché il suo habitat è andato perduto”, ha spiegato il dottor David Roy, co-autore dello studio.
Al contrario, un’altra farfalla molto diffusa in Gran Bretagna, la Polygonia c- album, si è mossa verso Edimburgo dall’Inghilterra centrale, coprendo in vent’anni 220 chilometri, sottolinea ancora lo scienziato. Alcune falene nel Borneo, poi, in media sono avanzate verso l’alto di 67 metri, sul monte Kinabalu.
I ricercatori hanno raccolto tutti i dati disponibili su come fosse mutata la distribuzione delle varie specie negli ultimi decenni e li hanno messi a confronto. Il quadro che emerge dall’analisi è vario, visto che non tutte si sono comportate alla stessa maniera: alcune specie si sono ritirate dove le condizioni climatiche sono diventate proibitive per il troppo caldo, altre si sono espanse dove non fa più così freddo come in passato, a latitudini ed elevazioni più alte. Altre ancora sono rimaste al loro posto, proliferando nelle zone più fresche, declinando invece in quelle più calde.
Stefania Zuccari
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La quercia. Storia sociale di un albero
MAGAZINE ASSOCIAZIONE L’ETA’ VERDE 16 / 2011
L'ETA’ VERDE
THE GREEN AGE
Autorizzazione
Tribunale di Roma
n. 125 del 3 aprile 2001
Direttore Responsabile:
Augusta Busico
Libri: William Bryant Logan, traduzione di Stefano Borgoallo
È incredibile la quantità di notizie che si possono dare su questo albero che è, sì, magnifico, ma non è certo il più alto, né il più longevo, né quello dal legno di maggior pregio. Il fatto è che Logan sembra sapere proprio tutto in materia. Scrive per esempio: “Nella maggior parte delle zone temperate, la quercia è l’albero più importante, il re della foresta. In sanscrito la parola “quercia” e la parola “albero” coincidono: duir”. Infatti, poche piante si sono rivelate altrettanto utili per l’umanità. Logan comincia il suo racconto esattamente dalla Genesi, quando Dio ordina all’uomo senza peccato di cibarsi dei frutti degli alberi.
Andando a cercare quali alberi esistessero nella Mesopotamia all’indomani dell’ultima era glaciale, si scopre che la quercia era l’unico che potesse dare un frutto commestibile. La ghianda, ovviamente. Dal frutto legnoso che oggi è cibo per i maiali, un tempo, triturandolo finemente, si ricavava una farina commestibile come del resto si
continua ancora a fare in alcune zone del mondo. La farina di grano o di mais è certo migliore, ma la farina di ghiande può essere (ed è stata) un alimento. Un’altra applicazione riguarda l’azione salutare svolta dalle querce.
Scrive Logan: “Mezzo ettaro di querce in buona salute sottrae ogni anno all’atmosfera circa due tonnellate di biossido di carbonio”.
Ecco un tema di grande attualità e una ragione molto pratica per amare le querce e, più in generale, gli alberi. Cosa che del resto è spesso avvenuta, come dimostra la lunga lista di nomi elencati nel libro che, in ogni lingua, sono derivati da questo albero. Per l’italiano, “della Rovere”, famiglia dalla quale scaturì Giulio II, il papa di Michelangelo e della Sistina.
In un viaggio interessante e ricco di sorprese William Bryant Logan è in grado di condurci attraverso i vari continenti, facendoci scoprire quanto la storia delle società e dei popoli s’intrecci con la storia della vita di un albero tanto longevo e tanto utile...
Aniello Meloro
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Ned Kahn, la forza della natura si fa arte
MAGAZINE ASSOCIAZIONE L’ETA’ VERDE 15 / 2011
L'ETA’ VERDE
THE GREEN AGE
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Tribunale di Roma
n. 125 del 3 aprile 2001
Direttore Responsabile:
Augusta Busico
Artista, scienziato, ingegnere e creativo
Ned Kahn: artista, scienziato, ingegnere e creativo, tutte queste sono definizioni che devono stare insieme per descrivere la figura di Kahn, lo scultore che gioca con le forze della natura mettendo in scena effetti stupefacenti. Come il Rain Oculus installato nel complesso di Maruna Bay Sands a Singapore. Una scultura cinetica che da sopra mostra un vortice d’acqua di oltre 20 metri di diametro, ma sotto offre ai passanti un meraviglioso lucernario e una poderosa cascata integrata nel sistema idrico del palazzo. Avalanche (Valanga) dà invece il titolo a una ruota mobile che, riempita con sabbia e perle di vetro che fluiscono insieme, dà vita a una sinfonia di movimenti, evocando così le dinamiche che muovono il suolo, la sabbia e la neve.
Dopo aver studiato botanica e scienze ambientali, all’università del Connecticut, Kahn ha lavorato per anni all’Exploratorium di San Francisco, una sorta di museo di meraviglie della tecnica e della natura, dove ebbe come mentore il fisico, e fondatore del museo californiano, Frank Oppenheimer al quale il giovane artista faceva domande semplici sulle leggi della scienza e riceveva risposte illuminanti. Come quella volta, ricorda Kahn, che gli chiese che cosa è che si muove dentro ai fili elettrici quando accendiamo la luce. La risposta arrivò dopo una lunga esplorazione dell’edificio che doveva essere stata un vero viaggio nella scienza; ma alla fine lo scienziato concluse: “In effetti non sappiamo cosa si muove dentro il filo elettrico”.
Per Kahn fu come un “risveglio” che gli rese chiaro come quello che noi conosciamo del mondo, dice nell’articolo del sito www.smithsonianmag.com, è basato su nostre visioni parziali, su quello che riusciamo a vedere attraverso “finestre piccolissime”. Da quel momento in poi “L’idea dei limiti – i limiti di quello che è davvero conoscibile – ha attraversato ogni cosa che io abbia fatto”.
Le opere di Kahn sono realizzate in giro per il mondo e molti dei suoi lavori, realizzati in collaborazione con architetti, fanno parte degli edifici in cui si trovano.
Non sono semplicemente opere che producono un effetto a beneficio di chi le vede, ma hanno una funzione per l’intero edificio. È il caso ad esempio di un lavoro che sta curando attualmente in un palazzo di San Francisco dove dimostra un approccio rivoluzionario verso l’energia eolica.
Una volta terminato il progetto, un canale risalirà l’edificio sostenendo una torre di turbine eoliche che immetteranno energia eletttrica direttamente nella rete del palazzo.
“Mi hanno sempre eccitato i progetti in cui quello che stessi facendo fosse utile”, dice Kahn che è molto incuriosito dall’utilizzo artistico ed energetico di turbine eoliche. Queste tecnologie sono oggetto di molte critiche e pregiudizi, dice, “la gente pensa che siano brutte, rumorose e che uccidano gli uccelli. Ma credo che ci sia una grande per me di contribuire a far cambiare idea alle persone e mostrare che si può fare energia pulita in maniera meravigliosa”.
Stefania Zuccari
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